Start-up Stories

“Quando si discute di startup, sembra siano tutte idee belle e destinate al successo. In realtà, non è affatto così: su 100 società attive negli Stati Uniti nel 2008, oggi ne sono rimaste solo due. Il tasso di fallimento si aggira intorno al 96 per cento” […] “A mancare nel nostro Paese è una cultura del fallimento; in America se non sbagli almeno una volta non hai avuto alcuna lezione e gli investitori non si fidano di te. A fallire, inoltre, non è la persona ma il prodotto. Qui è diverso: sbagliare è un dramma personale”.
Repubblica, 15/11/2013

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Invito per Voi – Incontro con Virgin Active Continental Europe

Lunedì 21 ottobre alle 14, nell’aula magna di Palazzo Fortuna (corso delle Province), i docenti Cristina Longo,Giovanni Battista Dagnino,
e Marco Galvagno – titolari degli insegnamenti di “Strategia e Marketing Internazionale (cdl magistrale in Direzione Aziendale) e “Economia e Gestione delle imprese Finanziarie e Assicuratrici” e “Finance&Strategic Management” (cdl magistrale in Finanza Aziendale), attivati ne
ll’ambito del Dipartimento Economia e Impresa – avranno il piacere di ospitare l’incontro sul tema Strategie di Branding nel Settore del Fitness che sarà tenuto da Virgin Active Continental Europe.Il dott. Luca Valotta, presidente di Virgin Active Continental Europe parlerà della strategia del brand Virgin Active nella città di Catania, in previsione dell’apertura del primo club in città e in Sicilia. Sarà anche il momento per presentare agli studenti e ai docenti la nuova collaborazione tra Virgin Active e il Dipartimento Economia e Impresa dell’Università di Catania, che condurrà allo sviluppo di due importanti project work che vedranno coinvolti direttamente gli studenti catanesi. Inoltre, Luca Valotta parlerà delle attività che Virgin Active sta sviluppando per la città di Catania, tra cui il ripristino del campo da basket in Piazza Nettuno e la creazione di un percorso “Vita” sul lungomare per l’allenamento all’aperto.
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Bentornati a bordo!

Cari studenti, bentornati!
Spero di incontrarvi ogni lunedì, martedì e mercoledì dal 9 ottobre al 17 dicembre 2014, Palazzo delle Scienze.
Mi piace salutarvi ricordando il discorso di Steve Jobs all’Università di Stanford il 12 giugno 2005 .

 

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Insegnare a diventare adulti, il miglior successo di un allenatore

Gli allenatori: come scultori visionari. S’innamorano di quei “blocchi di marmo” – impolverati, sfregiati o luccicanti poco importa – che sono i giovani atleti accovacciati nel fondo di una palestra e li fanno diventare la loro ragione di vita. Si siedono accanto a loro per anni, ne individuano l’anima e tentano di sprigionarne la forma, come Michelangelo mentre liberava dalla dura materia il suo Mosè. I più sono protagonisti di sport emarginati e s’accollano l’arduo e intrigante compito di svegliare dei brutti anatroccoli accendendo in loro la bellezza del cigno. Lavorano indomiti sui bordi del carattere degli atleti, ne smussano i difetti per far brillare i pregi; li vedono uscire goffi dal marmo della quotidianità, ne perfezionano i movimenti sgraziati, pennellano la ricercatezza dei particolari perché da essi dipenderà l’armonica bellezza di un gesto atletico e il destino ultimo dei loro capolavori. Un giorno qualcuno di quegli atleti scriverà la storia dello sport: nessuno, forse, saprà mai i nomi degli allenatori-scultori che li hanno addomesticati e liberati. Sarà questo nascondimento convincente a chiamarli in causa solo in caso di restauro o di sconfitta, per proteggere i loro capolavori dalle intemperie delle critiche. O magari, è storia di questi giorni, qualcuno li indicherà come colpevoli di tutto, anche delle proprie distrazioni e sregolatezze. Poi ritorneranno a sudare e masticare la polvere di anonime palestre di periferia. O di solitarie strade assolate. Le Olimpiadi sono anche il loro traguardo, il punto d’arrivo di un sogno condiviso in una lunga gestazione con il loro atleta. Perché nessuno saprà mai che dietro le imprese di Alex Schwazer e Giulia Quintavalle, di Valentina Vezzali e di Nicola Vizzoni, di Chiara Rosa e di Giovanni Pelliello sta nascosta la maestria di un allenatore che è riuscito a parlare al loro cuore. Poco importa che i loro nomi non facciano parte dello showbiz di sport a tinte forti: ciò che per loro conta è insegnare che vincente non è chi vince sempre, ma chi trova sempre la voglia di vincere e di divertirsi, soffrendo un attimo in più dell’avversario. Chi dei giovani ne approfitta, usa oggi un vocabolario dal campo semantico stretto e monocolore: compagnia, vasca, muretto, forza, violenza, appartenenza, minaccia, ricatto, spionaggio. Parole che raccontano l’oscurità, il grigiore, la stanchezza, la paura di perdere il controllo della situazione. Il vocabolario di chi dei giovani fa l’investimento umano più bello s’aggrappa a parole sode e colorate: passione, sacrificio, caparbietà, sudore, gloria, conquista, addestramento, travaglio, inseguimento, emozione, lacrime, sorrisi, abbracci. Parole che raccontano di un dinamismo interiore, di un’attrazione potente, di un bersaglio individuato. Capacità di sopportare lunghi allenamenti, ripetuti passaggi, faticosi sacrifici. Cassius Clay, il geniale pugile americano oro olimpico a Roma 1960, annotò nel suo diario: «Ho odiato ogni minuto d’allenamento, ma mi dicevo: non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita da campione». D’altronde è il saperci fare in quella zona di confine, dove l’ordine e il disordine fanno a pugni, che permette a qualsiasi allenatore di misurare la forza del suo carisma. Si può persino allenare senza schemi in testa: ciò che conta è il mordente che uno ci mette attorno alle parole. Il giorno dell’Olimpiade l’allenatore se ne starà accovacciato a bordo pista e accetterà di far dipendere il suo destino dal gesto atletico del suo campione. Convinto che lo sport, dopotutto, è stata per lui l’occasione di insegnare a diventare uomini e donne più forti. E l’Olimpiade è stata il palcoscenico luminoso per mettere in scena l’avventura più intrigante: quella di educare un giovane alla fatica buona e al sensato sacrificio necessari per assaporare la gloria. Un gran lavoro, come quello dei vecchi e saggi educatori della Scrittura Sacra.

tratto da Marco Pozza, Avvenire, 03/08/2012

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Il nuovo caso von Tirpitz

​A prima vista nulla avvicina l’ammiraglio von Tirpitz, il capo della Marina del Reich guglielmino all’inizio del secolo scorso, e Jens Wedemann, il 44enne governatore della Bundesbank, nominato due anni fa da Angela Merkel, e ancora contrario – ieri – persino alla di nuovo timida e insufficiente linea di difesa dell’euro da parte della Bce di Mario Draghi. E in fondo la stessa Germania di un secolo fa è radicalmente diversa da quella di oggi. Eppure una comparazione fra due epoche e due personaggi così diversi può forse aiutare a leggere in prospettiva storica l’atteggiamento della classe dirigente tedesca nella crisi dell’euro. Chiunque rilegga le ricostruzioni storiche degli eventi che nel 1914 condussero l’Europa a un gigantesco suicidio collettivo (la cui migliore definizione fu fornita nel 1917 da Benedetto XV: «L’inutile strage») è percorso da un singolare brivido. A differenza degli eventi che avrebbero portato alla seconda guerra mondiale, quelli che condussero al conflitto del 14-18 non appaiono segnati dall’ineluttabilità. Nessuno fra i grandi protagonisti politici della belle époque voleva chiaramente una guerra, come Hitler trent’anni più tardi, anche se nessuno la escludeva, magari immaginandola meno terribile (meno “totale” e meno lunga) di come poi effettivamente fu. Ma gran parte di essi maturarono la convinzione che una guerra, in particolare un conflitto franco-tedesco, fosse inevitabile, data la politica di potenza di ciascuno dei grandi Stati europei, sia nella gestione delle spinose questioni dei Balcani, sia nella colonizzazione dell’Asia e dell’Africa. Sicché dalle molte ricostruzioni di quegli anni (sulle quali l’opinione pubblica sarà presto invitata a tornare, in vista del centenario, ormai prossimo) si ricava la sensazione che bastasse una scintilla per far scoppiare un immane incendio: e questo ruolo toccò al nazionalista serbo Gavilo Princip, che il 28 giugno 1914 assassinò a Sarajevo l’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando. La controversia franco-tedesca era allora la madre di tutti i problemi e ciò induceva il Reich guglielmino a cercare affannosamente alleati, corteggiando aggressivamente la Russia e l’Inghilterra: un corteggiamento finalizzato a convincere russi e britannici che sarebbe stato meglio allearsi con la Germania che averla come nemica. Lo strumento utilizzato rispetto a questo fine fu il rafforzamento dell’esercito e, soprattutto, della marina, innescando una spettacolare corsa agli armamenti. I leader politici tedeschi dell’epoca, in particolare il cancelliere Bethmann Hollweg, erano tuttavia determinati a operare con prudenza, convinti che – come diceva già Bismarck – la Germania non fosse sola in Europa. Ma i militari, e in particolare la marina, perseguivano una strategia propria, basata sulla sola forza, grazie a quella indipendenza dal controllo politico che era iniziata proprio in età bismarckiana: gli sforzi dei capi politici prima per evitare la guerra, poi per porvi anticipatamente fine furono così vanificati. Tornando ai nostri tempi, così diversi (fortunatamente in meglio), sembra potersi intravedere la stessa spirale di irresponsabilità delle classi dirigenti europee: nessuno vuole la fine dell’euro, ma quasi nessuno di essi è pronto a fare fino in fondo la propria parte per evitarla. O, forse, non ne è in condizione o semplicemente non ne è capace. Magari accampando non poche buone ragioni: dall’esigenza del rigore nei bilanci a quella della promozione della crescita o della tutela dei diritti sociali. Alcuni leader politici, pur con limiti evidenti, ci stanno provando nonostante che settori diversi delle classi dirigenti tentino di fare gioco a sé. Cento anni fa erano la marina tedesca, i panslavisti russi e i servizi segreti francesi a giocare sporco, soffiando sul fuoco per provocare conflitti. Oggi la Bundesbank sembra aver assunto un ruolo analogo, nel tentativo di bloccare (magari fiancheggiando alcuni politici, come Seehofer e Rösler, forse i capi più scialbi che rispettivamente i cristiano sociali della Csu e i liberali della Fdp abbiano avuto negli ultimi decenni) e riuscendo già a depotenziare pericolosamente i faticosi tentativi di spegnere l’incendio condotti da Mario Draghi e dei capi di Stato e di Governo dell’«asse latino» (il francese Hollande, lo spagnolo Rajoy e il nostro Monti). La logica è almeno in parte quella di un secolo fa: la Germania pensa solo a sé stessa, abbarbicandosi a situazioni e regole che ha contribuito a creare, in buona misura nel suo interesse (allora la scellerata annessione dell’Alsazia-Lorena, oggi una governance dell’euro manifestamente incompleta). Anche in questa fase, come cento anni fa, le responsabilità degli “altri” europei sono enormi, e quelle italiane (si guardi indietro agli ultimi trenta sconsiderati anni di finanze allegre) tutt’altro che marginali. Ma il rischio di una fine dell’euro, seguita da una crisi di esistenza dell’Unione Europea, che riporterebbe l’orologio della storia continentale indietro di decenni, dovrebbe indurre a cercare di utilizzare le vie di uscita disponibili, non ad arrendersi all’ennesima tentazione di una Deutsche Sonderweg, di un’orgogliosa “eccezione tedesca”.

tratto da Marco Olivetti, Avvenire, 03/08/2012

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Risultati Esami MIT Corso A – prova del 30/05/2012

Cari studenti,
ecco i risultati degli esami di Management delle Imprese turistiche del 30 maggio 2012.
Il voto finale considera le attività, le prove sostenute e la partecipazione attiva svolta in aula durante tutto il corso.
Per la verbalizzazione è necessario e obbligatorio prenotarsi al secondo appello previsto in questa sessione di esami (13 giugno 2012) scrivendo nelle note “verbalizzazione“.
Vi ricordo che l’esame orale è facoltativo. Pertanto, nella prenotazione occorre scrivere “integrazione“.
La verbalizzazione sarà effettuata solo ed esclusivamente il 13 giugno 2012 alle h.10,30.
Occorre presentarsi personalmente (senza delega a terzi) e venire muniti di documento di riconoscimento e libretto universitario. E’ possibile che gli orari possano subire uno slittamento a causa della concomitante seduta di esami e del numero di verbalizzazioni da fare.

Complimenti a tutti!

 

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Elenco degli Ammessi MIT 2011-12

Cari Studenti,
come promesso, ecco l’Elenco degli Ammessi all’esame di Mercoledì 30 Maggio 2012 h.12.00, Aula Magna Palazzo Fortuna (ELENCO STUDENTI AMMESSI MIT 2012).
Per l’esame del 30 maggio non è richiesta alcuna prenotazione.Occorre presentarsi solo ed esclusivamente muniti di penna, libretto universitario e documento di riconoscimento.

In bocca al lupo!

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Attività didattica “Risorse e Competenze”

n. 4 del 16/05/2012 max 2 pagine, carattere Times New Roman 12, Interlinea 1,5,  formato PDF . Consegna: lunedì 21 maggio h. 23,59

Sulla base della testimonianza in aula della Oby Whan, individuate due Tour Operator. Costruite le loro value chain, individuate quali sono le risorse e competenze distintive di ciascuno di essi e, quindi, quali sono i loro punti di forza. Spiegare in che modo le due differenti catene del valore agiscono sulle rispettive posizioni competitive e, quindi, sulla tipologia di strategia adottata sia di base (leadership di costo, differenziazione) che di crescita (integrazione, diversificazione, accordi, internazionalizzazione).

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Lezione di Recupero “MIT” – 7 maggio h. 16.30

Si informano gli studenti del corso di Management delle Imprese Turistiche che Lunedì 7 maggio 2012 h.16.30-18.30 è prevista una lezione di recupero in aula 13 che si aggiunge alla tradizionale lezione delle h.12-14.

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Attività didattica “Concentrazione del settore”

n. 3 del 23/04/2012 max 2 pagine, carattere Times New Roman 12, Interlinea 1,5,  formato PDF . Consegna: giovedì 3 maggio h. 23,59

Negli ultimi anni alcuni settori sono stati caratterizzati da un rapido aumento del grado di concentrazione a livello mondiale: quelli degli aeromobili commerciali (guidato da Boeing e Airbus), acciaio (guidato da Mittal Steel), birra (guidato da Sab-Miller, Anheuser-Busch-Inbev e Heineken), banche commerciali (guidato da citigroup, Hsbc, Bank of America, Royal Bank of Scotland e Banco Santander), armamenti militari (guidato da Lockheed Martin, Northrop Grumman ed Eads) e servizi di consegna (guidato da Ups, Federal Express e Deutsche Post/Dhl). Le economie di scala sono una delle ragioni principali di questa accresciuta concentrazione? Se sì, identificate le fonti delle economie di scala. Se no, in che modo è possibile spiegare l’aumento della concentrazione a livello mondiale? (tratto da Grant, pag. 292).

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